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Edizioni

“Ascolta, il passo breve delle cose” – “Un bisbiglio lungo il cammino”
Rassegna annuale itinerante di arte e letteratura ideata e curata da Mimma Pasqua
La quarta edizione di Tornare @ Itaca è dedicata a Alda Merini e Lorenzo Calogero
 

Un viaggio che continua

Nell’ottobre del 1996 tre artiste, Armanda Verdirame, Silvia Cibaldi e Mariuccia Secol, si misero a riflettere sulla poesia di Alda Merini, reduci da una mostra dedicata a Frida Kahlo. Arte al femminile quindi, argomento su cui lavoravo da anni. Una mostra ispirata alla poesia di Alda Merini mi permetteva di continuare il percorso iniziato. A Sgruppo e a me si unirono Marisa Napoli e Domenico Cara. Si intitolava “Libro M-vuoto d’autore, omaggio ad Alda Merini” e fu ospitata alla Biblioteca Gallaratese.
Alda Merini, che di solito snobbava queste cose, venne, accompagnata da Luisella Veroli. La mostra diventò itinerante. Fu Recanati la seconda tappa del percorso nel maggio del 1997 in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Leopardi.
Sostenuta dall’Associazione culturale Montefiore, dall’Assessorato alla Cultura e con la fattiva collaborazione di Enrico Trillini, dirigente del Comune e artista egli stesso, la mostra fu ospite della Villa Collaredo Mells, appena restaurata per ospitare la pinacoteca della città.
Alda Merini era accompagnata questa volta da Giuliano Grittini, suo fotografo. Le fotografie da lui scattate la mostrano mentre si aggira fra i leggii che sostengono i libri d’artista a lei dedicati e si sofferma, compiaciuta dall’accostamento dei suoi versi a quelli di Leopardi, davanti ai grandi pannelli verticali.
Il viaggio si concluse nel novembre del 1997 alla Villa Pomini di Castellanza (Varese), dove l’assessore Franco Azimonti ci ospitò. In quell’occasione alla mostra si aggiunse la performance di danza di Donata Zocca e le serate di poesia di Silvio Raffo.
Quel viaggio, che sembrò concludersi a Castellanza, è ripreso quest’anno per ricordare Alda Merini a un anno dalla morte con le mostre di libri d’artista dedicati alla poetessa all’Auditorium di Milano, alla Biblioteca Comunale Centrale “Palazzo Sormani” e in contemporanea a Cosenza al Museo dei Brettii e degli Enotri nell’ambito della rassegna Tornare@Itaca, con la collaborazione di Franco Gordano e di Vertigo Arte, dove alla figura della Merini si affiancherà quella del grande poeta calabrese Lorenzo Calogero.Queste tre mostre sono state precedute da quella di Anteprima Meridionale di Tornare@Itaca nel mese di agosto 2010 nel Palazzo Comunale di Grimaldi (CS), accompagnata dalla pièce teatrale La pazza della porta accanto, ispirata alle poesie e agli scritti di Alda Merini, dell’Associazione Teatrale “Vocasia” e da una lettura di poesie di Lorenzo Calogero a cura di Cornelia Golletti e Francesco Dalò e con la regia di Ennio Scalercio, entrambe con interventi musicali.
Il cammino che ci ha portato a vivere la poesia di Alda Merini attraverso le opere degli artisti nasce dall’amore per la sua poesia e dall’ammirazione per
una figura di donna che dal fare poetico ha tratto la forza di vivere dopo l’esperienza traumatica del manicomio. Un’esperienza che trasposta in forma
lirica ha assunto il carattere di laica passione.
Arte e poesia hanno indubitabili affinità. Il linguaggio poetico che si condensa in metafore, traslazioni di senso, spostamenti di tempo e di luogo, ha un corrispettivo nell’arte, in cui all’immagine è affidato il medesimo ruolo della parola.
Poesia iconica con armonie di ritmo, frammentazioni spiazzanti, gesti che lasciano tracce e seminano parole, il libro d’artista è un addensarsi di segni e di simboli che ha ormai una lunga tradizione risalente al Futurismo, quando assume l’intento trasgressivo e iconoclasta di rompere con una tradizione sclerotizzata in vecchie forme. In esso la parola è puro corredo segnico, entra a far parte della sintassi compositiva e in un processo metalinguistico è affidato all’immagine il compito di tradurre concetti, esprimere pensieri ed emozioni. Come ogni volta l’esperienza di una mostra si traduce in una riflessione sul senso del vivere e sulla funzione dell’arte. Quasi in un rituale magico toccare i libri, osservarli, cogliere l’odore dei materiali, viverci un po’ insieme vuol dire captarne il mistero, il fascino materico, le trasparenze, i riflessi traslucidi, gli svelamenti improvvisi, le emozioni.
Ogni libro apparirà come un unicum che si conclude in sé, ma si inserisce nella trama di un discorso legandosi a chi lo precede e a chi lo segue, incalzato da un ritmo misterioso dato dal concatenarsi dei versi col vissuto degli artisti.
Così Alberto Casiraghi col libro prezioso della sua casa editrice PulcinoElefante traduce in immagini gioiose e ludiche l’intensità di un rapporto amicale che lo ha legato ad Alda Merini, seguito in un ideale percorso da Silvia Cibaldi e dal suo manufatto materico, dove la stratificazione della memoria è fatta di oggetti vissuti, resti amalgamati e impreziositi ad arte con polvere d’oro per un libro sigillato dove la vita lascia le sue impronte; Ruggero Maggi racconta per immagini di parabrezza infranti e di traumi disgreganti in una composizione calibrata e rigorosa che lascia trasparire un’emozione tenuta a freno dalla progettualità che sempre caratterizza i suoi lavori, mentre Gianni Marussi dà al suo libro una raffinata veste orientale per parlare di gabbiani e di libertà, ma le parole sono piombo sembra ricordargli Michele Munno col suo libro metallico a blocco di efficace sintesi creativa che mostra la difficoltà, quasi l’impossibilità di comunicazione e Armanda Verdirame, pur in mezzo all’inquietudine nera del lutto che pervade la superficie dei suoi lavori, apre alla speranza di una terra che genera e nutre coi suoi semi inseriti nelle pagine di carta.
Questi sei artisti costituiscono il cosiddetto gruppo storico che ha partecipato alle edizioni del 1996-1997 e fanno da trait d’union con gli artisti delle mostre odierne.
Un libro puoi portarlo con te nel bagaglio della memoria e sospenderlo con un gancio all’ombra dei ricordi, oppure puoi trovarlo sui rami dell’albero dove sbocciano i libri. Ma solo chi avrà il cuore leggero come piuma potrà ascoltare ciò che raccontano perché sono libri muti (Salvatore Anelli).
Si può ferire con uno sguardo? Si può, ma si può difendersi esorcizzandolo come fa Anna Boschi che ripete con ritmo ossessivo l’occhio che ci osserva
dalla copertina dei suoi libri. Un libro è anche fruscio, morbidezza, eleganza di una carta/stoffa (viseline) che si adagia su un piano, argentea come la luna, dorata come il sole (Luce Delhove).

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La formazione dell’Uno – 150 artisti per l’Unità d’Italia
Mostra a cura di Fabio De Chirico, Franco Gordano e Mimma Pasqua
dal 9 al 27 novembre 2011 ed inaugurazione il mercoledì 9 novembre 2011 ore 18.00

Il Soprintendente Dott. Fabio De Chirico e la Vertigo Arte hanno il piacere di invitare la S.V. all’evento che si svolgerà presso la Galleria Nazionale di Cosenza, mercoledì 9 novembre alle ore 18,00, in occasione della V edizione della rassegna annuale itinerante Tornare@Itaca e dal titolo: La formazione dell’Uno – 150 artisti per l’Unità d’Italia.

Il Centro per l’arte contemporanea Vertigo, che da oltre nove anni opera nella città di Cosenza, interessando artisti, poeti e studiosi da ogni parte d’Italia e favorendo scambi di esperienze e aggregazioni culturali significative che investano l’intero territorio nazionale, non poteva non dedicare la quinta edizione della propria rassegna annuale itinerante “Tornare@Itaca” a un avvenimento così memorabile come il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, giovandosi anche della circostanza che la città di Cosenza è depositaria di uno dei tricolori più antichi d’Italia, probabilmente portato da Cipro dai Fratelli Bandiera nella loro sfortunata impresa meridionale (1844), nella quale trovarono la morte per fucilazione nella città bruzia, con prova a carico, tra le altre, proprio quella bandiera. Fotografata e serigrafata nelle sue dimensioni originali, essa è stata spedita a centocinquanta artisti individuati su tutto il territorio nazionale e vicini chi più chi meno all’Associazione, affinché ognuno, in piena libertà espressiva, vi intervenisse sopra, offrendo un segno della sua personale interpretazione.

Dalla loro entusiastica risposta è nata una variegata, eterogenea, ma unitaria, appassionata rassegna d’arte contemporanea, di spirito civico e di amore per le proprie radici, omaggio (qualche volta malinconico, scorato, disilluso, ma sempre partecipe) alla propria Nazione e insieme preoccupata esortazione all’Unità e alla vigilanza, che Vertigo Arte offre all’intero popolo italiano.

Interventi:
Fabio De Chirico [Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoandropologici della Calabria]
Mario Occhiuto [Sindaco del Comune di Cosenza]
Maria Francesca Corigliano [Assessore alla Cultura della Provincia di Cosenza]
Franco Gordano [Direttore di Vertigoarte di Cosenza]
Ghislain Mayaud [Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria]
Mimma Pasqua [Critico d’Arte]

Modera: Giulia Fresca [Giornalista]
Letture: Alessandra Romeo [Docente Unical]
Buffet: Caffè Renzelli e Azienda agricola Serracavallo

bandiera-italiana

Artisti partecipanti:
Matteo Accarrino, Angelo Aligia, Salvatore Anelli, Claudio Angione, Caterina Arcuri, Kengiro Azuma, Antonio Baglivo, Calogero Barba, Angela Barbera, Geppo Barbieri, Angelo Barile, Paolo Barlusconi, Bizhan Bassiri, Fabrizio Bellanca, Luisa Bergamini, Enzo Bersezio, Tomaso Binga, Renata Boero, Anna Boschi, Sarah Bowyer, Giannetto Bravi, Carmine Calvanese, Amalia Cangiano, Carmine Caputo Di Roccanova, Dario Carmentano, Loriana Castano, Lucilla Catania, Enrico Cattaneo, Giorgio Celon, Silvia Cibaldi, Letterio Consiglio, Gigi Conti, Francesco Correggia, Giancarlo Costanzo, Giuliano Cotellessa, Ferruccio D’Angelo, Luce Delhove, Luigi Dellatorre, Mariangela De Maria, Danilo De Mitri, Giulio De Mitri, Teo De Palma, Claudio De Paolis, Antonio De Pietro, Alessandra De Sanctis, Elena Diaco Mayer, Marcello Diotallevi, Matilde Domestico, Salvatore Dominelli, Fernanda Fedi, Mavi Ferrando, Simonetta Ferrante, Armando Fettolini, Anna Finetti, Franco Flaccavento, Antonio Fomez, Alessandro Fonte, Rosa Foschi, Nicoletta Frigerio, Matteo Galvano, Pino Giuffrida, Lillo Giuliana, Alessandro Gordano, Franco Gordano, Alfredo Granata, Gianfranco Groccia, Francesco Guerrieri, Raffaele Iannone, Massimo Innocenti, Ernesto Jannini, Iginio Iurilli, Massimo Lai, Anna Lambardi, Ettore Le Donne, Giovanni Leto, Pino Lia, , Fulvio Longo, Luciano Lupoletti, Ruggero Maggi, Serafino Maiorano, Alfredo Maiorino, Silvia Manazza, Bruno Mangiaterra, Francesca Maranetto Gay, Lucia Marcucci, Gianni Marussi, Ghislain Mayaud, Iler Melioli, Giuseppe Mestrangelo, Leila Mirzakhari, Annalisa Mitrano, Maziar Mokhtari, Ignazio Moncada, Giordano Montorsi, Albano Morandi, Maria Mulas, Michele Munno, Pietro Mussini, Antonio Noia, A. Sepe Novara, Alvaro Occhipinti, Angela Occhipinti, Elisabetta Pagani, Vincenzo Paonessa, Mario Parentela, Luca Maria Patella, Salvatore Pepe, Michele Perfetti, Michele Peri, Lucio Perna, Fernando Pignatiello, Lamberto Pignotti, Lorenzo Piemonti, Tarcisio Pingitore, Nada Pivetta, Antonio Pizzolante, Shawnette Poe, Carlo Pozzoni, Tiziana Priori, Loredana Raciti, Mario Raciti, Cloti Ricciardi, Giuseppina Riggi, Fiorella Rizzo, Martina Roberts, Margherita Levo Rosenberg, Marco Nereo Rotelli, Giovanni Sala, Mirella Saluzzo, Giuseppe Salvatori, Anna Santinello, Leonardo Santoli, Evelina Schatz, Paolo Schiavocampo, Gianfranco Sergio, Stefano Soddu, Franco Spena, Fausta Squatriti, Giulio Telarico, Ernesto Terlizzi, Silvano Tessarollo, Armando Tinnirello, Delfo Tinnirello, Angelo Titonel, Vittorio Tonon, A. Pujia Veneziano, Armanda Verdirame, Antonio Violetta, Fiorenzo Zaffina, Rolando Zucchini.

“Across the space Across the time”

Rassegna annuale itinerante di arte e letteratura ideata e curata da Mimma Pasqua

“Tieni Itaca sempre nella tua mente durante il tuo viaggio e ringraziala di averti dato un viaggio meraviglioso.

Senza Itaca non saresti mai partito.”    K. Kavafis

Che cos’è il tempo?
Difficile definirlo, ma senza il tempo non potremmo parlare di passato, presente e futuro, cioè di raccontare e dare un senso alla nostra vita.
Più che definirlo, il tempo, abbiamo degli indizi, delle tracce che il suo trascorrere lascia su persone e cose.
Il temps perdu di Proust che indagava la memoria del passato e il suo riemergere nel presente risvegliando le emozioni e i sensi.
E’ nel Timeo di Platone che compare una riflessione articolata del tempo che il filosofo definisce “immagine mobile dell’eternità” e che Aristotele pensa come “l’ordine misurabile del movimento”,
prendendo come punto di riferimento il movimento circolare degli astri. Ma che senso ha parlare di passato e futuro visto che il passato non è più e il futuro non ancora? Si chiedeva Sant’Agostino e più tardi Hegel, concludendo che esisteva solo il presente: il presente del passato mentre lo ricordiamo, quello del presente e del futuro.
Un eterno presente, quindi, che si nutre della coscienza e che correla il destino dell’uomo alla sua possibilità di modificarlo, scrivendo la propria storia.
Un tempo, quindi, della libertà di immaginare il proprio futuro dandosi degli obiettivi, non punti di arrivo, ma frecce direzionali.
Non più una concezione meccanicistica, ma dinamica e aperta che affonda le sue radici in Einstein e nella fisica della relatività.
Ma il tempo, aveva detto Kant, insieme allo spazio è una forma a priori della sensibilità: tutto quello che c’è nel mondo viene percepito e ordinato attraverso queste categorie.
Quindi è più corretto parlare di spazio/tempo e la domanda che ci poniamo è se il tempo sia un valore assoluto o relazionale, cioè soggettivo e se sia correlato alla dimensione del cambiamento.
Bloccare il tempo come nel sogno faustiano, anche solo per un attimo, è ciò che fa la fotografia, che nella vicenda umana ha costituito una rottura copernicana. Per la prima volta ci troviamo di fronte a immagini che non sono fatte dall’uomo, ma che sono prelevate dal reale, tracce di qualcosa di estremamente obiettivo e ambiguo.
La fotografia non è solo una fetta di spazio, ma anche di tempo. La metafora della foto è che il ricordo si possa immagazzinare così com’era. In realtà il ricordo può essere più o meno fedele, ma non è mai una fotografia nel senso banale del termine. Le foto sono tracce, ma noi le guardiamo nel presente, aggiungendo tutto ciò che ha a che fare col momento in cui le guardiamo, a partire dal motivo stesso per cui le prendiamo in mano.
Il tema del tempo/spazio ha affascinato gli artisti. Che cos’è altrimenti la pittura ultima di Tiziano che si sgrana preannunciando il dissolvimento della materia e quella degli impressionisti che documentano il trascorrere del tempo e la sua mutata percezione, resa più veloce dai cambiamenti socioeconomici della II° metà dell’800, attraverso la mutevolezza della luce?
E che dire del tentativo di rappresentazione simultanea della realtà per mezzo dello specchio in Bonnard e poi in Picasso, che, abbandonando definitivamente il canone della bellezza occidentale, scompone la figura e ne fa una costruzione mentale in cui tutto è visibile nello stesso tempo e del futurismo che disintegra la visione in un dinamismo cosmico senza respiro?
Rappresentare lo spazio in pittura fu scommessa di secoli vinta con la scoperta delle leggi sulla prospettiva e il suo attraversamento fu un taglio, desiderio di assoluto.
Il tempo e lo spazio sono così correlati che l’uno influenza la percezione dell’altro: il tempo slow percepito nell’immersione nella natura; quello fast della realtà urbana.
Ma è lo stato d’animo che influenza la percezione o viceversa?
E le esperienze passate influenzano la percezione del tempo e dello spazio?
Il tempo è dinamismo nello spazio e spesso non ci fa vivere, il presente perché la dimensione del futuro ci attrae al punto che si vive non per vivere, ma per avere già vissuto.
Il tempo incalzante è la negazione della riflessione che richiede di fermarsi, di sostare e vagabondare.
Nel viaggio, reso possibile dalle coordinate spazio-temporali, e che è il cammino della vita verso un orizzonte che si avvicina sempre di più, si sperimentano situazioni, si vivono incontri, si consumano amori, si visitano luoghi e si oltrepassano frontiere.
É il viaggio di formazione attraverso cui costruiamo il puzzle della nostra storia, quella che ci identifica.
Come un luogo è l’insieme labirintico di tempi ed epoche diverse così ciò che abbiamo vissuto ci segna indelebilmente e simultaneamente.
Il viaggio di Tornare@Itaca è il viaggio dell’arte in una ricerca incessante, in un desiderio di scoprire, svelare e svelarsi che motiva la ricerca artistica.
E’ il viaggio che dalle regioni meridionali della penisola risale al Nord; quel Nord che affascina come le sirene di Ulisse.
Nord e Sud come metafore, come estremi che si contrappongono e si riconoscono.
Noi di “Tornare@Itaca”, non mossi da una causa, ma spinti da affinità sotterranee, soggettive e arbitrarie, come tutto ciò che rientra nelle categorie della mente e del gusto, abbiamo intrapreso un viaggio alla ricerca degli artisti emersi negli ultimi trent’anni da un humus fertile e caotico. Di quegli artisti che con il loro fare hanno lasciato tracce dentro e fuori di noi ed hanno segnato la storia, anche se ignoti ai più, ed oggi ve li mostriamo a Cosenza, città dei Brettii e degli Enotri.

Mimma Pasqua